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    Corrado DI DOMENICO

    Insegnamento di PROGETTAZIONE DEI PAESAGGI MATERICI

    Corso di laurea magistrale in DESIGN PER L'INNOVAZIONE

    SSD: ICAR/14

    CFU: 8,00

    ORE PER UNITÀ DIDATTICA: 64,00

    Periodo di Erogazione: Primo Quadrimestre

    Italiano

    Lingua di insegnamento

    ITALIANO

    Contenuti

    Il concetto stesso di paesaggio viene inteso come forma complessa dell’esserci. Vero alter-ego del concetto di “abitare”, il paesaggio non è solo ciò che si presenta alla nostra vista, ma soprattutto ciò che modifichiamo attorno a noi e ciò che costruiamo come espansione del nostro spazio prossimo. Quindi paesaggio è il nostro “intorno”: corpo e forma della nostra sfera spaziale. Pensiamo ad esempio all’Uomo di Schlemmer, e al diagramma che rappresentava il programma formativo del Bauhaus, sono correlati strettamente e nello stesso tempo i diversi disegni che rappresentano “l’uomo nello spazio”, simili all’ “uomo di Leonardo”, definiscono la relazione del corpo con l’energia formale che circonda l’individuo.

    Testi di riferimento

    Film: A. Tarkowsky, Stalker, 1979
    L'isola delle Rose (netflix 2020)

    libri:
    Anselm Kiefer, L'arte sopravvivrà alle sue rovine, Feltrinelli 2018

    Christian Norberg-Schulz, Genius loci. Paesaggio ambiente architettura, 1979

    Corrado Di Domenico, Il punto di vista Immaginario, Il Melangolo, Genova 2012

    Corrado Di Domenico, Mondo, LetteraVentidue, Siracusa 2017

    Obiettivi formativi

    capacità di disegnare in cad bidimensionale e tridimensionale. modelli plastici fisici e virtuali. renderings. progetto di un padiglione

    Prerequisiti

    Disegno tecnico a mano e al cad

    Metodologie didattiche

    Lezioni teoriche, elaborazioni plastiche di volumi e spazi architettonici, correzioni collettive delle prove intercorso e correzioni singole del progetto d’anno

    Metodi di valutazione

    Prove intercorso e stesura completa del progetto seguito puntualmente per ogni singolo studente

    Programma del corso

    Programmazione didattica dell’insegnamento.

    Il corso si fonda sull’idea che lo spazio sia un contesto in trasformazione percettiva continua e un sistema di relazioni dinamiche che, proprio in virtù di questa caratteristica rappresenti il ‘terreno’ dell’esperienza sensoriale ed intellettuale. Spazio come ricettacolo di configurazioni, di forme, di figure, come una tela bianca appena approntata in cui sono pronte ad affiorare iscrizioni e direzioni, anche mai definitivamente compiuto; una scrittura collettiva sempre libera e possibile, come lo spazio della danza disegnato dal movimento dei danzatori. Una spiaggia in cui si depositano resti, una battigia dei desideri.
    Il contesto inevitabile dello spazio contemporaneo è questà virtualità, e vorremmo rifarci più al teatro di Antonin Artaud, e alla sua teoria del virtuale come spazio patente e cruda realtà, che alle teorie sulla velocità di Paul Virilio che fanno della immagine effimera –veloce, imprendibile del movimento- un vessillo della contemporaneità. Virtualità reale e immagine sono legate come in un montaggio attento e calcolato – a volte anche con la sezione aurea in Eisenstein-, che reinserra le percezioni in una esperienza a tutto tondo come in uno scavo archeologico denso di strati e reliquie. Il significato vero dello spazio è il tempo che ordina in una dissoluzione della continuità il flusso dell’immagine – un tempo non cronologico: il tempo e lo spazio del continuum-, ed in questo consiste la sua caratteristica trasformativa e cangiante.
    Virtuale è transitorio, ma è anche uno spazio della traduzione –di significati. pensare ad una “vita delle forme”- e della ‘tradizione’. Trapassare da un luogo ad un altro come in un contesto nomade, anche rimanendo fermi.
    Il concetto stesso di paesaggio viene inteso come forma complessa dell’esserci. Vero alter-ego del concetto di “abitare”, il paesaggio non è solo ciò che si presenta alla nostra vista, ma soprattutto ciò che modifichiamo attorno a noi e ciò che costruiamo come espansione del nostro spazio prossimo. Quindi paesaggio è il nostro “intorno”: corpo e forma della nostra sfera spaziale. Pensiamo ad esempio all’Uomo di Schlemmer, e al diagramma che rappresentava il programma formativo del Bauhaus, sono correlati strettamente e nello stesso tempo i diversi disegni che rappresentano “l’uomo nello spazio”, simili all’ “uomo di Leonardo”, definiscono la relazione del corpo con l’energia formale che circonda l’individuo.

    Costruire una “nomadologia” degli spazi pensati per essere paesaggio e forma.
    “Il punto d’acqua è fatto per essere lasciato ed ogni punto è un ricambio e non esiste che come ricambio” (Deleuze). Un tragitto è sempre tra due punti, ma nell’idea dello spazio nomadico, lo spazio intermedio ha preso tutta la sua consistenza, e gode di un’autonomia come di una direzione propria. La vita del nomade è Intermezzo. Anche gli elementi del suo habitat sono concepiti in funzione del tragitto che continua a mobilitarli. Il nomade non è affatto il migrante; il migrante parte o viaggia per giungere, sì, in un luogo preciso, destinazione possibile della sua storia, ma che attende una partecipazione ad un luogo diverso da quello precedente: si muove necessariamente tra due punti, ma il punto di arrivo è incerto, imprevisto o mal localizzato. Ma il nomade va da un punto ad un altro che è in realtà –come il punto d’acqua- un ricambio: segue una legge, quella del nomos. Esso congiunge due punti necessari, logici, essenziali, si sposta dove c’è qualcosa di assertivo. E’, forse, una metafora dell’Architettura. Radura, oasi, foresta, deserto, luogo di identificazione, frontiera, intermezzo. Il nomade si identifica topologicamente con il luogo.
    Il corso viene sviluppato nell’alternanza tra lezioni teoriche ed esercitazioni volte alla comprensione dei concetti base e alla sperimentazione formale di tali concetti. Le esercitazioni saranno principalmente tre, muovendosi tra la costruzione di un “paesaggio prossimo” fatto per essere visitato da poche persone come fosse un’istallazione astratta e la definizione via via sempre più calata in situ, del contesto spaziale e topologico per un “paesaggio dentro un altro paesaggio”.

    English

    Teaching language

    Italian

    Contents

    The very concept of landscape is understood as a complex form of being there. True alter-ego of the concept of “living”, the landscape is not only what is presented to us, but above all what we modify around us and what we build as an expansion of our neighboring space. So landscape is our "surroundings": the body and shape of our spatial sphere. Think for example of Schlemmer's Man, and the diagram that represented the Bauhaus training program, the different drawings representing "man in space", similar to "Leonardo's man", are closely related and at the same time the relationship of the body with the formal energy that surrounds the individual.

    Course objectives

    ability to draw in two-dimensional and three-dimensional cad. physical and virtual plastic models. renderings. project of a pavilion

    Prerequisites

    Technical drawing by hand and cad

    Teaching methods

    Theoretical lectures, plastic elaborations of volumes and architectural spaces, collective corrections of the tests and individual corrections of the year project

    Evaluation methods

    Interview and complete draft of the project followed on time for each individual student

    Course Syllabus

    Didactic planning of teaching.

    The course is based on the idea that space is a context in continuous perceptual transformation and a system of dynamic relationships which, precisely by virtue of this characteristic, represents the 'ground' of sensory and intellectual experience. Space as a receptacle of configurations, shapes, figures, like a freshly prepared white canvas in which inscriptions and directions are ready to emerge, even if never definitively completed; a collective writing that is always free and possible, like the dance space designed by the movement of the dancers. A beach where remains are deposited, a shoreline of desires.
    The inevitable context of contemporary space is this virtuality, and we would like to refer more to Antonin Artaud's theater, and to his theory of the virtual as a patent space and raw reality, than to Paul Virilio's theories on speed that make the ephemeral image - fast, impregnable of the movement - a banner of contemporaneity. Real virtuality and image are linked as in a careful and calculated montage - sometimes even with the golden section in Eisenstein - which reinserts perceptions in an all-round experience as in an archaeological excavation dense with layers and relics. The true meaning of space is time that orders the flow of the image into a dissolution of continuity - a non-chronological time: the time and space of the continuum -, and this is what its transformative and iridescent feature consists of.
    Virtual is transitory, but it is also a space of translation - of meanings ... thinking of a "life of forms" - and of 'tradition'. To pass from one place to another as in a nomadic context, even while remaining still.
    The very concept of landscape is understood as a complex form of being there. True alter-ego of the concept of “living”, the landscape is not only what is presented to us, but above all what we modify around us and what we build as an expansion of our neighboring space. So landscape is our "surroundings": the body and shape of our spatial sphere. Think for example of Schlemmer's Man, and the diagram that represented the Bauhaus training program, the different drawings representing "man in space", similar to "Leonardo's man", are closely related and at the same time the relationship of the body with the formal energy that surrounds the individual.

    Building a “nomadology” of spaces designed to be landscape and form.
    "The water point is made to be left and each point is a replacement and exists only as a replacement" (Deleuze). A journey is always between two points, but in the idea of ​​nomadic space, the intermediate space has taken all its consistency, and enjoys autonomy as well as its own direction. The life of the nomad is Intermezzo. Even the elements of its habitat are designed according to the route that continues to mobilize them. The nomad is not at all the migrant; the migrant leaves or travels to arrive, yes, in a precise place, a possible destination in his history, but who awaits participation in a place other than the previous one: he necessarily moves between two points, but the point of arrival is uncertain, unexpected or poorly localized. But the nomad goes from one point to another which is actually - like the water point - a replacement: he follows a law, that of the nomos. It joins two necessary, logical, essential points, it moves where there is something assertive. It is, perhaps, a metaphor for Architecture. Glade, oasis, forest, desert, place of identification, frontier, intermezzo. The nomad identifies himself topologically with the place.
    The course is developed in the alternation between theoretical lessons and exercises aimed at understanding the basic concepts and the formal experimentation of these concepts. The exercises will be mainly three, moving between the construction of a "neighboring landscape" made to be visited by a few people as if it were an abstract installation and the definition of the spatial and topological context for a "landscape within another landscape ".

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