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    Nuove Frontiere nel Disegno | New Frontiers in Drawing

    a cura di Ornella Zerlenga, Alessandra Cirafici

    Il Report di Ricerca, qui pubblicato in modalità open access per i tipi edito­riali della DADI_PRESS, è dedicato alle attività culturali promosse all’interno dei Seminari Scientifico-Disciplinari del Dottorato di Ricerca in ‘Architettu­ra, Disegno industriale e Beni cultu­rali’. In particolare, dall’a.a. 2020/21 è partito un nuovo format e ciclo di se­minari formativi di durata mensile, or­ganizzato dai diversi Settori Scientifico Disciplinare afferenti al Dipartimento di Architettura e Disegno industriale dell’Ateneo vanvitelliano e con il com­pito di individuare uno specifico tema di studio sul quale invitare docenti universitari a intervenire con le pro­prie esperienze.

    L’inizio di questa nuova avventura scientifico-formativa è stato affida­to al Settore Scientifico Disciplinare ICAR/17 Disegno che, attorno al tema Nuove frontiere nel Disegno | New frontiers in Drawing (proposto e curato da Ornella Zerlenga e Alessandra Ci­rafici per l’a.a. 2021/22), ha stimolato dottorande e dottorandi di ricerca per sei incontri settimanali, dal 2 marzo al 7 aprile 2022. Per introdurre e so­stenere il tema delle ‘nuove frontiere’ nell’ambito disciplinare del Disegno, l’evento di apertura e di conclusione del seminario è stato simbolicamente veicolato dall’allusione al concetto di ‘frontiera’, riferendosi a due citazioni autorevoli quanto significative: la pri­ma, tratta dal romanzo Paula (1995) della scrittrice cilena Isabel Allende, “C’è un momento in cui il viaggio ini­ziato non può essere interrotto, corriamo verso una frontiera, passiamo attraverso una porta misteriosa e ci svegliamo dall’altra parte, in un’altra vita”; la seconda, da Memorie di Adria­no (1951) della scrittrice franco-belga Marguerite Yourcenar, “Cerchiamo d’entrare nella morte ad occhi aper­ti...”. Entrambe le citazioni non passa­no di certo inosservate, anzi, pertur­bano l’animo portando a riflettere su un aspetto cruciale del ‘sentire’ uma­no (e non): il limite come incognito da superare. Tuttavia, l’intenzione delle curatrici non è stata quella di inter­pretare l’idea di ‘frontiera’ come di una ‘linea di confine’ percepita come de­marcazione invalicabile ma piuttosto come di linea che può essere sposta­ta in avanti verso territori non ancora ‘colonizzati’ del tutto. In fondo, come l’esperienza della morte, una frontiera che da vivi spaventa e che, chissà, for­se superandola condurrà a un nuovo modo di essere e di avvertire.

    Così intese, le ‘nuove frontiere’ rappre­sentano opportunità che si prospetta­no all’attualità o in futuro nei processi di pensiero disciplinare, sia esso teori­co che applicato. In tal senso, gli ospiti intervenuti sono stati invitati a riflette­re sul concetto di ‘frontiera’ calandolo nell’ambito delle proprie linee di ricer­ca, ben note nel panorama disciplinare nazionale e transdisciplinare.

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